Bikers Against Bullies Italia

Il bullismo è un fenomeno che tutti conosciamo, probabilmente in modo superficiale, con un orientamento definito da una certa leggerezza, data nella maggior parte dei casi da un interesse relativo rispetto al problema. Ma il bullismo è una realtà quotidiana, che accomuna moltissimi giovani ragazzi e ragazze e che può portare a una distorsione della percezione della propria persona, a un isolamento sociale, nei casi più gravi letale. Diverse associazioni, negli anni, hanno cercato di rendere più efficace la lotta contro il bullismo, sempre di più sono i tentativi di intervento diretto nelle scuole, ad esempio, per parlare con docenti e alunni. E tuttavia, quando si scovano problemi reali e radicati di bullismo ed emarginazione, v’è talvolta una certa tendenza da parte dei dirigenti scolastici e di alcuni professori a nascondere questi fatti, come fossero una macchia vergognosa per la scuola in cui si verificano.

Anche per questo è così complessa la lotta al bullismo: perché, come capita in diverse situazioni di violenza, chi la compie o vi assiste tenta di nascondere sotto il tappeto tutta la polvere, finché il peso non diventa insostenibile o il caso non solleva il tappeto, e tutti abbiamo quantomeno sentito dire quali possano essere le conseguenze di questo tipo di omertà. Alcuni di noi, forse, l’hanno anche vissuta sulla propria pelle. E il ricordo è ancora vivido.

Da queste considerazioni è nata Bikers Against Bullies Italia, un’associazione di persone accomunate dallo stesso desiderio, che hanno unito le forze a modo loro… a modo nostro, visto che ne faccio parte anch’io. BAB Italia ha origine dall’idea di un gruppo di uomini barbuti e tatuati con la passione del motociclismo, che ispirati dal progetto originale di Bikers Against Bullies USA hanno pensato di mettersi in contatto con il leggendario Flash! (Fred Van de Perre, responsabile di BAB USA) e di dare vita a un’associazione analoga in Italia. Un “orgoglio erbese”, possiamo dire, perché l’associazione, unica in Europa, ha sede proprio in Erba, dove è stata fondata dall’attuale presidente Massimiliano “Max” Camisasca, che un bel giorno s’è deciso a telefonare a mia madre. Olga Camossi, avvocata di grande esperienza nel campo della violenza in genere e nella promozione della cultura anti-bullismo, «è la professionista giusta!» ha pensato Max – e così sono stata coinvolta direttamente anche io.

Il direttivo di BAB si stava formando (siamo nel 2020) e la volontà di creare un progetto sempre più funzionale al nostro territorio si faceva sentire. Quando Max mi chiamò per chiedermi di far parte di BAB, mi disse che bisognava trovare una chiave attraverso cui catturare l’interesse dei giovani; era necessario fare in modo che si utilizzassero tutti i media per condividere materiali che potessero far parlare di noi per far parlare loro: le vittime di bullismo.

«Devono sapere che ci siamo, che parliamo di quello che gli succede. Dobbiamo dare una voce a chi è coinvolto in questo meccanismo di violenza». Max era convinto che ci sfuggisse qualcosa e che io, studentessa come la maggior parte delle persone che cercavamo di raggiungere, potessi fungere da intermediario. Fu così che Olga ebbe l’idea di utilizzare il teatro e le letture espressive; decidemmo che era il momento di mettere al servizio dell’associazione la mia esperienza in ambito artistico e performativo. Così avremmo dato un megafono a chiunque ne avesse avuto bisogno.

Io sarei stata, per un attimo, loro: tutti coloro che, in qualche modo, erano entrati in contatto diretto con fenomeni di bullismo. A parlare sono le vittime, ma sono anche i bulli, sono gli spettatori silenziosi, i dirigenti scolastici, i professori, e coloro che ricordano gli errori giovanili, quando ridevano dei “brutti scherzi” fatti a compagni oppressi. Attraverso la pubblicazione di brevi video in cui leggo le testimonianze di queste persone, abbiamo dato voce a Giulia, che racconta di come la sofferenza l’abbia portata ad essere una bulla e a fare del male ai coetanei, Giulia che ha avuto la forza di comprendere l’enorme sbaglio nel perpetrare quelle azioni.

Abbiamo dato voce a uno spettatore silenzioso che, ricordando gli abusi verbali subiti da Simone, si sente colpevole e cerca di educare i figli in modo che possano essere consapevoli, educati al rispetto dell’altro e all’inclusione. Abbiamo dato voce a un dirigente scolastico impegnato nella sensibilizzazione di docenti, alunni e genitori. Abbiamo dato ascolto a Paolo, che a causa di prese in giro non vuole più festeggiare il suo compleanno insieme agli altri bambini; ad Anna, che a sette anni già non vuole più andare a scuola; a Jail, che a dodici anni vorrebbe smettere di vivere.

Insomma, BAB vuole essere la voce di chi non trova il coraggio di parlare, perché si sente solo o perché pensa che non possa esistere comprensione né solidarietà; “alzati e fatti sentire” è il nostro motto. Siamo un gruppo così eterogeneo da poterci permettere uno scambio e una crescita continui. Io ho ventidue anni, studio filosofia e ho studiato per anni canto e teatro, ho avuto io stessa problemi di questa natura, comprendo queste persone e ho voglia di ascoltarle. Poi c’è mia madre, Olga, una professionista che ha la capacità critica di guardare in modo responsabile a questi fenomeni, e loro: Matteo Massa, Matteo “Valla” Valaperta, Alberto “Abe” Tili e Max Camisasca, che hanno collimato le loro attitudini per creare un progetto concreto. Matteo Massa, proprietario del ristorante Scalo Merce di Erba, sede dell’associazione, è una personalità curiosa e creativa, ottimo oratore e motociclista, così come Valla, responsabile della componente social di BAB; Abe è invece proprietario dell’Officina Lanciati, sempre a Erba, un amante delle moto che mette a disposizione i suoi spazi per incontrare le finalità del progetto; infine Max che, beh, è colui che fin da subito ha creduto in tutto questo e che ha riunito un team con cui dar vita alla nostra idea, a BAB.

La mia partecipazione a questo gruppo è straordinaria, perché mi ha legata a persone con cui ora collaboro per un intento comune, persone che hanno vissuto esperienze di vita e lavorative completamente diverse, persone che hanno moltissimo da dare. Alcuni di loro dicono di sentirsi degli anziani, «io son vecchio!» direbbe forse Matteo Massa, ma io voglio fidarmi di questi “vecchi”, perché hanno capito – o si ricordano – che esiste la problematica del bullismo, e che dobbiamo unirci e mettere assieme le forze per combatterla: una ciurma di motociclisti con l’occhio alato di BAB stampato sulle t-shirt, che lottano ancora per qualcosa.

BAB è appena nata, è ancora tutto in costruzione, ma le fondamenta ci sono e, anche se il Covid-19 ha complicato tutto e ha reso estremamente complesso portare a termine o dar vita a molti dei progetti ideati, noi siamo pronti. Siamo pronti ad entrare nel mondo delle scuole, siamo pronti a rendere disponibili sportelli d’ascolto per le vittime e per i bulli, siamo pronti a pubblicare tutti i video di letture espressive già registrati – e che stiamo cercando di sottotitolare in inglese, così da poter raggiungere anche la realtà statunitense dell’associazione.
Pensiamo che BAB possa rappresentare qualcosa di nuovo, il punto d’incontro fra la lotta al bullismo e la passione per il motociclismo, qualcosa che credo straordinariamente creativo. Noi crediamo in tutto ciò che rinnova, integriamo tutto quello che può trasformarsi in risorsa per il nostro progetto; siamo alla ricerca di sostenitori, speriamo un giorno di raggiungere i ventisette mila iscritti di BAB USA, speriamo un giorno di poter aiutare in modo concreto le vittime di bullismo e cyberbullismo.

Noi ci crediamo. E quindi approfittiamo di questo momento storico, in cui il mondo rimane sospeso e tutto tace, per migliorare e per definire tutto quanto vorremmo realizzare.

di Marta Elmi
fotografie di Riccardo Pontiggia

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Un commento su “Bikers Against Bullies Italia

  1. Sono venuta a conoscenza della vostra associazione tramite la mia cara amica Olga Camossi. Abito a Bellagio. Sono interessata alle vostre iniziative,credo ci si possa allargare a fare conoscere le vs iniziative anche ai paesi vicini. Passerà il virus ma la forza delle idee e il coraggio di credere in un cambiamento andrà avanti.

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