Mondo delle Uova

Il Mondo delle Uova: come reagire al presente

Nel momento in cui sto scrivendo questo articolo è passato esattamente un anno dall’inizio ufficiale del primo lockdown a causa della pandemia da Covid-19. Un anno che, sostanzialmente, non è stato vissuto e che verrà ricordato anche (ahimé) per le numerosissime dispute di carattere socioeconomico sui provvedimenti presi dalle istituzioni per tentare di salvaguardare il Paese. Ogni decisione ha scontentato qualcuno. Ora, non affronterò qui questo tema per svariati motivi: il primo, e primario, è che non ho le competenze adeguate e se ne parlassi uscirebbe un resoconto grottesco e decisamente parziale.

Tuttavia, penso sia necessaria una brevissima disamina che contestualizzi le parole che sto scrivendo. In particolare vorrei puntare l’attenzione sul settore culturale e della musica dal vivo che, dopo questo primo – e speriamo anche ultimo – anno di chiusura, esce non solo sconfitto ma, passatemi il parere decisamente personale, anche umiliato e bistrattato. Nel corso delle riunioni parlamentari questo non è mai stato un tema realmente approfondito. Una fetta dei lavoratori è stata sostanzialmente ignorata e lasciata a sé stessa; non sono valse a nulla le richieste degli addetti ai lavori. Tutti si ricorderanno dell’iniziativa che ritraeva sui social network musicisti, promoter, tour manager e via dicendo con in mano un cartello con le proprie generalità e professioni. Oppure il più recente Ultimo Concerto, che doveva far parlare, portare a dialogo le istituzioni e la classe lavoratrice.

Silenzio.

Un campo vitale come quello della musica dal vivo è stato abbandonato nel silenzio generale. Senza più la forza di reagire, è arrivata la chiusura di locali storici come il Serraglio, l’Ohibò e il Blues House a Milano, e il Circolo Svolta, patria di tutta la scena emo/post-hardcore a Rozzano. Ed è proprio di reazione che parla questo pezzo: Come reagire al presente, citando il primo singolo estratto da Alaska (2014), il terzo disco della band perugina Fast Animals & Slow Kids. È quello che ha fatto Mondo delle Uova da Arosio, come mi ha raccontato Alessandro Biesuz.

Era da un paio di anni che pensavo a quanto mi sarebbe piaciuto approfondire la conoscenza del Mondo delle Uova. Gran parte di amici e conoscenti hanno frequentato il posto in prima persona e me ne hanno sempre parlato in termini molto entusiastici: la curiosità e, allo stesso tempo, la confusione crescevano esponenzialmente. Il nome veniva associato alle più svariate diciture: sala prove, spazio ricreativo, sala concerti e organizzatore di feste. Alessandro non sembra così sorpreso dalla mia confusione a riguardo, ma conferma la coesistenza di tutte le suddette attività. Mondo delle Uova nasce nel 1999 ad Arosio, esattamente come sala prove costruita da un gruppo di una ventina di ragazzi della zona per avere uno spazio dove potersi esprimere. Col tempo le sale diventano due e si aggiunge uno spazio ricreativo. A questo punto mi aspetto da Alessandro un commento che mi faccia capire che nell’ombra esiste una mano generosa, qualche entità assai danarosa che sovvenziona tutto ciò.

Mi sbaglio.

Mondo delle Uova è al cento per cento artigianale. Di un artigianale genuino, casereccio. Per la varietà delle attività e dei soggetti coinvolti è una sorta di unicum in tutta Lombardia. Figuriamoci in Brianza. Non esiste nulla di così diversificato e DIY (do it yourself, pratica del fai-da-te utilizzata spesso da band e collettivi indipendenti per promuovere le proprie produzioni artistiche, n.d.a.) in questa zona. Mondo delle Uova è un cosmo pieno di sorprese sempre in moto, mai fermi anche quando tutti erano, di fatto, bloccati (nulla di irresponsabile, tranquilli).

Ma la voglia di rimanere aperti e non soccombere era troppa, così i ragazzi di Mondo delle Uova si sono inventati una campagna di crowdfunding sulla piattaforma GoFundMe per poter salvare un luogo ormai divenuto storico. La partecipazione è stata decisamente numerosa e mi fa capire quanto sia aggregativo questo posto, e non solo per il luogo in sé, ma per l’aria che si respira. Alessandro mi ha confessato che tutto ciò può essere dato dal fatto che la struttura dell’associazione è di per sé molto elastica e liquida: non esiste un vero e proprio organigramma e chiunque graviti attorno a quell’universo è spinto naturalmente a dare una mano. Oltre alle persone giuridiche che hanno costituito l’organizzazione ne sono parte svariati altri soggetti con ruoli e cariche non ben definiti e a loro si aggiungono collaboratori temporanei o semplicemente amici di amici che supportano la causa per il gusto di farlo. Il tutto senza chiedere (né ricevere) aiuti e sovvenzioni dalle istituzioni locali.

Aggregazione, passione e, ancora una volta, DIY sono le parole chiave di tutto questo caos organizzato. Faccio notare ad Alessandro che la descrizione dell’associazione che mi ha fornito è molto simile a quella di una comune degli anni 80 e, per quanto non sia il termine adeguato (e me ne rendo conto), il suo sorriso sornione lascia intendere che quel modus operandi è la rappresentazione più fedele di quello che è effettivamente il progetto alla base. Unire più persone disponibili a portare avanti un discorso di comunione di intenti pro bono, senza l’aspirazione ad avere un ritorno economico, anzi investendo quando e come possibile il proprio denaro per far sì che una comunità di giovani possa godere di un luogo dove esprimersi in libertà.

L’impressione che ho avuto parlando con Alessandro è che Mondo delle Uova sia una sorta di calamita per chiunque abbia necessità di un posto tranquillo per mettere alla prova le proprie inclinazioni. Ci arrivi quasi per caso, ci ritorni e poi senza sapere come ti ritrovi all’interno del collettivo, nella programmazione di piccoli concerti all’interno degli spazi, nella gestione della sala prove e dei numerosi eventi in programma che, nel tempo, si sono susseguiti grazie alla fatica e alla passione delle persone che si sono prodigate per costruire un’alternativa nella nostra zona. Ovviamente il Covid ha portato a una battuta di arresto decisamente importante e ha rimaneggiato in maniera drastica tutti i piani che i ragazzi avevano in mente, ma la forza del gruppo è coinvolgente.

Penso di non aver mai conosciuto un ragazzo così giovane e al tempo stesso così determinato come Alessandro, che tra il serio e il faceto si definisce il direttore artistico di Mondo delle Uova. Mi rivela che è nato tutto da una presa in giro, ma concorda sul fatto che l’impegno che richiede il progetto è notevolmente aumentato nel tempo e dopo la sosta imposta dalla questione pandemia le idee per ripartire sono ben chiare.

Alessandro mi conferma che per il futuro, non appena la situazione sarà più stabile, Mondo delle Uova vuole riaprire con tutte le attività che lo hanno contraddistinto in passato: concerti, cineforum, feste a tema. L’dea è di riprendere anche un discorso a lui molto caro come quello del talent scouting e fornire un posto dove far sentire la propria musica: come è successo al collettivo jazz-rap Studio Murena (ora presenza fissa nelle più importanti classifiche di Rockit, uno dei progetti più interessanti del momento) al quale Mondo delle Uova ha dato spazio sia all’interno del proprio locale, sia durante l’esperienza del Carugo Rock Festival, credendo su tutta la linea nel loro immaginario.

Ripartire alla grande, quindi, con l’idea di rendere Mondo delle Uova una sorta di faro per la scena musicale brianzola e non, magari ritagliandosi una nicchia in cui portare alla luce con una certa continuità dei generi non propriamente mainstream come emo, screamo e post-hardcore invitando artisti già affermati in una zona che non propone molta diversità in fatto di concerti. Esperimento in parte già avviato, sempre durante il Carugo Rock Festival con Riviera e Latente.

La carne al fuoco è tanta, ma è altrettanto il fuoco che brucia dentro i corpi e gli spiriti di questi ventenni affamati.

Mondo delle Uova è un posto da preservare, è un posto storico che oggi merita rispetto e merita aiuto. Andateci, partecipate alle sue iniziative e ai suoi eventi e, cosa più importante, divertitevi con loro. Dopo quest’anno, che ci ha tanto privato del calore umano e del contatto con le persone, una cosa del genere è il minimo che si possa fare per mantenere vivo non solo un luogo, ma un’idea.

di Christian Paciaroni
fotografie di Francesca Notaro

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Nato e cresciuto ad Albavilla, ma da un anno adottato da Milano. Dopo la triennale in Comunicazione media e pubblicità allo IULM, con una tesi su Elliott Smith, prosegue con un Master in Marketing e Comunicazione per la musica. Collezionista di dischi, lettore vorace, cinefilo incallito, le sue passioni sono tante e in costante aggiornamento come i progetti che ha in testa e ai quali cerca di dare vita. In un'altra vita interprete, attore, calciatore.
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